Batisti: “La Camerata non si ferma e Prato può essere un modello”

Questa intervista, firmata Anna Beltrame, è stata pubblicata il 9 gennaio sulle pagine della Nazione di Prato, che ringraziamo per averci consentito di pubblicarla.

Batisti, come sta vivendo questi giorni?
“Soprattutto organizzando le lezioni a distanza per i miei studenti del conservatorio, l’anno accademico è appena iniziato ed è importante cercare di creare la virtualità di una classe, dar vita a una specie di finzione che ci faccia sentire il più presenti possibile. La musica ci aiuta a trovare un’unione, anche se distanza”.

Questo secondo lockdown è ancora più difficile per chi vive di musica, di cultura?
“Sì, perché per certi aspetti era inaspettato. I teatri erano stati riaperti con tutte le possibili accortezze, pensavamo di poter riprendere un cammino. E’ stato un colpo a cui psicologicamente non eravamo preparati. Si stava provando a ricreare le condizioni di un dialogo culturale, invece siamo precipitati in uno spaventoso silenzio”.

Secondo la direttrice del Pecci, Cristiana Perrella, c’è un problema che va oltre la pandemia, ed è il ruolo che in questo Paese è assegnato da tempo alla cultura.
“Sono d’accordo. C’è un problema di formazione della classe politica: ben pochi fra coloro che oggi siedono nei posti di rappresentanza pubblica hanno avuto un’esperienza di vita cultural, un affetto verso questo mondo; in alcuni casi c’è anche un deficit di natura formativa. Più in generale, è questa nazione ad avere un gigantesco debito formatico, del quale tanti sono responsabili da almeno trent’anni. Le televisioni e adesso i social hanno prodotto un’autentica degenerazione. La classe politica è lo specchio della società”.

Qual è il piano di battaglia della Camerata?
“Abbiamo contratto un impegno con il pubblico e con gli artisti, abbiamo disegnato un percorso. L’impegno va mantenuto in tutti i modi: il cammino riprenderà esattamente com’è stato pensato non appena sarà possibile ripartire senza interruzioni. Quando tornerà il sole…”

Nel frattempo?
“Appena sarà possibile mettere fuori la testa e riaprire le porte del Politeama, inventeremo qualcosa e saremo pronti. Per adesso c’è ad esempio il progetto del Pecci, a cui collaboriamo: le voci, i suoni raccolti dalla città diventeranno una partitura. Immaginiamo diverse esecuzioni con i nostri musicisti da diffondere per il momento in streaming. Un modo di restituire alla città la sua voce. Stiamo pensando anche di creare qualcosa che possa ancora portare la musica nelle scuole: format video per il web, fruibili dai ragazzi e non solo”.

Con i teatri chiusi c’è anche la voce della radio.
“Rete Toscana classifica sta già riprogrammando i concerti della nostra orchestra e in questo modo ci restituisce qualcosa di quello che abbiamo fatto e che tanto ci manca. Ci sono le sessanta puntate intorno a Beethoven in quest’anno di celebrazioni interdette e c’è la collaborazione con il Metastasio per i radiodrammi che andranno presto in onda. Camerata, scuola Verdi, Rete Toscana Classifica: l’officina della musica di Palazzo Martini non chiude affatto, continua nella sua missione di laboratorio di educazione all’ascolto e di crescita collettiva, in dialogo con le principali istituzioni culturali della città”.

Prato potrebbe diventare un modello….
“In questa stagione di dolorori isolamenti, la nostra città ha davvero la possibilità di mettere insieme le sue forze, di alzare la sua fantasia, di restituire, moltiplicandone l’utilità, gli investimenti fatti negli anni in termini di progetti, di fiducia e di risorse. E’ con questo spirito che si deve affrontare l’emergenza culturale, oltre che sanitaria, che stiamo attraversando. Sì, Prato può essere d’esempio”.

Un messaggio positivo, per quanto possibile.
“Approfittare di questi giorni sospesi per esercitare la nostra attenzione all’ascolto. Abbiamo più tempo. E allora possiamo dare nutrimento non solo al piacere ma anche all’intelletto dell’ascolto, per essere più capaci di sentire cosa ci dice la musica. Questo può davvero cambiare l’orizzonte del nostro passo di vita, della nostra capacità di osservare noi stessi in primo luogho e poi gli altri”.

Da dove partire?
“Da Bach, perché la sua musica è in qualche modo fuori dal tempo, è l’essenza stessa del pensiero e può generare una riconciliazione con l’umano. Ascolta le variazioni Goldberg, il Clavicembalo ben temperato, i Concerti brandeburghesi, qualsiasi cosa di Bach, rimettiamo anche le proporzioni di cosa rappresenta la vertigine del pensiero. Nessuno si spaventi, non c’è bisogno di conoscere più o meno la musica: la vertigine è talmente estesa, talmente ampia, che può contenere un ascolto più o meno consapevole, e consente un’infinita possibilità di scoperta. Questo vale anche per Beethoven e Mozart ma soprattutto per Bach. Lo dico per esperienza personale più come addetto ai lavori: ascoltare un pezzo di Bach è nutrimento per l’anima. Anche se solo per quei minuti in cui ho la straordinaria possibilità di entrare in contatto con la sua musica, il senso di oppressione passa, le nuvole nere passano, la vita cambia colore. E’ successo anche poco fa”.

Racconti.
“Al termine della lezione ho fatto ascoltare ai miei studenti la Cantata per il Capodanno. Anche se attraverso gli schermi dei computer ho visto illuminarsi i loro volti, uno dopo l’altro. Ho visto quel beneficio, quel privilegio, ed è una meraviglia possa essere accessibile a tutti. Tutti abbiamo avuto un raggio di sole dentro di noi”.